Disegnare significa esplorare un paesaggio impervio, cercare di interpretarne le asperità, cosa che è possibile solo attraverso la forma. Questa entità, astratta e insieme fortemente concreta, si rivela nel mio lavoro compositivo attraverso una pratica che è ripetitiva e al contempo sempre nuova. Per me disegnare è una disciplina severa e liberatoria, un procedere in qualche modo alchemico. È il farsi investire in pieno dall’energia del segno, dalla sua capacità di rivelare ciò che è oscuro, potenziale, possibile o impossibile. In qualche modo il disegno, che rappresenta le cose e quindi le fa esistere, è una porta verso i mondi alternativi, molteplici e straordinari contenuti come altrettante promesse nel mondo in cui si svolge la nostra esistenza.